Alfredo Eidelsztein

Topologia in psicoanalisi?

a cura di
Fabrizio Gambini
Mauro Milanaccio

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Introduzione

di Mauro Milanaccio e Fabrizio Gambini                       7

Stringimi forte

di Marc Darmon                                                           11

Topologia in psicoanalisi?

di Alfredo Eidelsztein                                                  23

La topologia rincorre se stessa, e qualcos’altro

di Fabrizio Gambini                                                     37

Qualche osservazione sulla topologia lacaniana

di Virginia Hasenbalg-Corabianu                                 67

Topologia e psicoanalisi: godimento e compattezza

di Martin Krymkiewicz                                                77

Un giro che sono due

di Mauro Milanaccio                                                    99

L’uso della topologia come supporto nella diagnosi psicoanalitica

di Félix Morales Montiel                                            129

L’ infinito e l’assoluto

di Luciana Maria Testa                                              141

Disgiungere il pensiero dall’essere:

il cammino verso l’enunciazione soggettiva

di Fabio Tognassi                                                       163

Possiamo fare a meno della topologia?

di Bernard Vandermersch                                           189

Gli autori                                                                    221

 

Topologia in psicoanalisi?

di Alfredo Eidelsztein

All’interno della psicoanalisi tradizionale – inventata da Sigmund Freud e tuttora vigente, anche grazie all’apporto del- le scuole argentina, francese, inglese, americana – la topologia non ha nessun posto. In essa si ammettono senza discussione le seguenti idee:

  • il complesso di Edipo, con il quale il padre pone limiti alle pulsioni e ai desideri del figlio;
  • l’inconscio, inteso come tracce mnestiche, esperienze di soddisfazione e insoddisfazione;
  • l’apparato psichico, interno all’individuo, che lo divide tra io, es e super-io;
  • il desiderio singolare con il quale ciascuno nasce;
  • le pulsioni di vita e di morte, che hanno origine nel cor- po biologico ed esigono un’attività di scarica da parte dell’apparato psichico;
  • il godimento, che sorge dalla sostanza viva singolare di ciascun essere parlante;
  • la responsabilità soggettiva per i propri atti e pensieri;
  • l’alienazione all’altro dal momento della nascita e l’ob- bligo di separarsene per realizzarsi in forma adulta e matura;
  • le pulsioni e il godimento, originate rispettivamente nel corpo biologico e nella sostanza viva di ciascuno, sono ineffabili: le parole non possono far altro che catturarle ed esprimerle parzialmente;
  • la clinica, fonte di insegnamento per lo psicoanalista, e conseguentemente la psicoanalisi, intesa come fondata su ciò che si apprende dalla pratica e nella propria anali- si;
  • la psicoanalisi, tanto nella pratica clinica quanto nelle sue concezioni teoriche, è strettamente legata alle arti come la poesia, la pittura e il cinema – poiché anch’esse cercano di esprimere quell’impossibile da dire che pro- viene dall’interno di ciascuno – e si allontana, per le stesse ragioni, dalla scienza, che forclude il soggetto e non può operare con le differenze singolari.La topologia non ha posto, dunque, all’interno del sapere dello psicoanalista. Nulla indica che uno psicoanalista debba studiare e articolare le nozioni della topologia delle superfici con la psicoanalisi, se le concezioni qui sopra delineate non vengono profondamente messe in discussione. Lo studio della topologia, sganciato da una radicale problematizzazione del modello attuale in psicoanalisi, rimanderebbe esclusivamente  a una questione di affinità e di interesse personali: così come alcuni psicoanalisti amano articolare la psicoanalisi con il ci- nema, mentre altri lo fanno con la poesia, con il pensiero di Badiou, con la filosofia di Heidegger, o addirittura con le me- tafore di Borges, ecc. Coloro che manifestano interesse e abi- lità matematiche terranno corsi e seminari, produrranno pub- blicazioni sulla topologia, e lo faranno – che lo sappiano o no– con il proposito di rendere le teorie di Freud omogenee a quelle di Lacan, quelle di Lacan a quelle di Miller, promuo- vendo in tal modo lo sviluppo della psicoanalisi verso un mantenimento della sua forma classica, annullando le diffe- renze radicali che la topologia apporta al modello teorico e alla pratica della psicoanalisi.L’idea di mantenere viva la psicoanalisi, e di rivitalizzarla, conduce gli psicoanalisti delle diverse istituzioni e correnti, che ne sostengono l’assetto tradizionale, a interrogarsi circa “la clinica contemporanea”, “i sintomi attuali”, “i modi della sofferenza contemporanea”, “le forme del godimento al gior- no d’oggi”, “i modelli familiari nel XXI secolo”. Per loro, la psicoanalisi avrebbe fatto proprio un sapere atemporale, men- tre i cambiamenti e le novità giungono dalla realtà sociale. Questo sapere inalterabile, chiuso e definitivo del freudolacanismo moderno non ha bisogno della topologia. La sua teoria è già stabilita, la topologia sarebbe solo un’aggiunta vo- lontaristica.D’altra parte esiste la possibilità di sostenere una posizione eterodossa, quella di una nuova psicoanalisi, che Jacques La- can tentò di sviluppare, insegnare e diffondere. Questa psi- coanalisi, che postula e si sostiene su una «riforma dell’inten- dimento»1, richiede necessariamente la topologia come uno degli strumenti che, assieme alla linguistica (quella di Jakob- son, non quella di Saussure), alla logica (quelle paraconsistenti moderne, non quella dei principi di identità, non contraddi- zione e terzo escluso) e all’antifilosofia (la filosofia antionto- logica), può portare a un sovvertimento della nozione di “soggetto”. È all’interno di questa struttura interterritoriale che la psicoanalisi può offrire alle discipline suddette il suo apporto specifico: alla linguistica il concetto di “lalingua”, alla logica la possibilità di pensarla come “scienza del reale”, e alla filosofia quella di metterne in luce la connessione con il di- scorso del padrone; tutto questo è possibile attingendo alle risorse teoriche fornite dalla topologia.Insieme ad altri strumenti della matematica e della fisica moderna, la topologia è necessaria solo all’interno di un pro- gramma di ricerca, che Lacan cominciò a sviluppare a partire dal 1953 in “Funzione e campo del parlato e del linguaggio in psicoanalisi”2. Ma c’è dell’altro: la psicoanalisi tradizionale non può ammettere le conseguenze teorico-cliniche che Lacan produce articolando la topologia con la psicoanalisi. Se si ri- fiuta la sovversione, si utilizza la topologia in psicoanalisi, come succede in certi casi, per forzarla a dire ciò che già si sapeva da Freud, confondendola così con le nozioni della geometria euclidea: la concezione comune dello spazio in cui ci sono gli oggetti del mondo, e tra questi l’uomo.Più di dieci anni fa ho pubblicato un libro sulle funzioni della topologia nella clinica psicoanalitica3, ma la proposta che vi sostenevo è fallita di fronte alla consistenza del senso co- mune psicoanalitico, che, forgiato dalla psicoanalisi tradizio- nale, non ammette che la stessa possa essere sovvertita. Salvo casi significativi di eterodossia – per i quali si deve risalire a singole occasioni dell’insegnamento di Freud e Lacan – lo psi- coanalista tende oggi a mostrarsi come un personaggio con- servatore e quasi antiquato, poiché – come un religioso o un marxista – suppone di possedere una chiave inalterabile e uni- versale, forgiata una volta per sempre nel 1899 da un genio solitario, con la quale interpretare e modificare il mondo in  cui abita.

    Va inoltre evidenziato che i presupposti tipici della psicoa- nalisi tradizionale, condivisi senza variazioni sostanziali dalle diverse correnti e istituzioni psicoanalitiche, coincidono con le posizioni ideologiche più conservatrici in merito alle questioni che riguardano il soggetto. È infatti proprio degli schemi di pensiero più tradizionali sostenere che si debba imporre la responsabilità soggettiva, che il padre debba limitare nei figli l’innata ricerca di oddisfazioni, che tutti possediamo un mondo interno che ci fa vedere la realtà con un certo colore, che siamo divisi internamente4, che le pulsioni e il godimento provengano dal corpo anatomico, che si impari dall’esperien- za, che le questioni umane si esprimano mediante l’arte e si reprimano con la scienza.

    Sarebbe estenuante citare l’enorme bibliografia di studi di genere, di autori e di autrici foucaultiane e femministe che da mezzo secolo denunciano simili concezioni con argomenti molto validi. Lo stesso Lacan critica l’ambiente psicoanalitico, ininterrottamente dalla metà degli anni cinquanta del secolo scorso fino alla sua morte, per l’assenza di spirito scientifico e il ritardo circa le conoscenze delle teorie scientifiche, il che lo porta a definirlo oscurantista5.

    È in relazione agli avanzamenti del paradigma scientifico, specialmente nell’ambito delle scienze formali – matematica e fisica moderna –, che Lacan propone per la psicoanalisi: il tempo logico, il materialismo del linguaggio, la insostanza, il parlato e il godimento (pensati come campi di forza), l’energia (come cifra invece che come quantità) e la concezione topo- logica dello spazio. Ma per gli psicoanalisti del vissuto e dell’esperienza, tutto questo è viziato da intellettualismo e idealismo; gli stessi motivi per i quali Freud rifiutò, per la psi- coanalisi, la matematica e la fisica del suo tempo.

    Dalla prospettiva dell’insegnamento di Lacan – teso alla “riforma della comprensione” e alla sovversione della conce- zione del soggetto – in merito alla domanda circa il perché della topologia in psicoanalisi si deve rispondere ricordando che Lacan non la pensò a partire né dalla sua pratica come analista, né dalla sua analisi, né dalla lettura dell’opera di Freud. La scoprì leggendo Kurt Lewin6, da cui attinse tanto la nozione di campo quanto le considerazioni topologiche deriva- te dallo studio sulla linea chiusa di Jordan applicata ai feno- meni sociali e di gruppo. Questo smentisce, perlomeno per la psicoanalisi, il decimo pregiudizio della lista con cui ho aperto questo scritto.

    Quanto agli altri pregiudizi della lista, affinché si possa comprendere perché la topologia delle superfici è necessaria per la formazione e la pratica dello psicoanalista – una figura di psicoanalista diversa da quella oggi comune –, nella tabella seguente oppongo ai pregiudizi tuttora attuali della psicoanali- si classica le concezioni di Lacan:

     

    pregiudizio/concetto psicoanalisi clas- sica (attuale) Jacques Lacan
    1. Il complesso di Edi- po Il padre limita il godimento e il desiderio del figlio Metafora paterna. Il NdP articola legge e desiderio (condizione del sorgere del desiderio) e limita l’Altro
    2. L’inconscio Tracce di esperien- ze di soddisfazione o insoddisfazione Strutturato come un lin- guaggio e discorso dell’Altro, 
    3. Io, Super-Io, Es Io: esperienze per- sonali; Super-Io: esperienze della specie umana; Es: sostanza viva. In- terni a ogni indivi- duo. Tutti siamo divisi internamente Annodamento borromeo degli ordini simbolico, immaginario e reale. Im- possibile che siano interni, anche se in psicoanalisi sono operativi in quanto particolari
    4. Il desiderio singolare dalla nascita Tutti nasciamo con desideri incestuosi Il desiderio dell’uomo è il desiderio dell’Altro (è in quanto Altro che si deside- ra)
    5. Le pulsioni originate nel corpo biologico Le pulsioni sono l’esigenza di lavoro che il corpo biolo- gico impone all’apparato psichi- co Le pulsioni sono l’eco nel corpo del fatto che ci sia un dire
    6. Il godimento sorge dalla sostanza viva Il godimento è un’energia/forza, in particolare mor- tifera, che sorge dalla sostanza viva del corpo singolare Il godimento esiste solo perché la struttura del si- gnificante (soffrendo della logica del nontutto che que- sta impone %) crea un corpo e lo colpisce in due modi: con il godimento
    dell’Altro (J%) e con ilgodimento fallico fuori- dal-corpo (JΦ); tali modi sono l’effetto della struttu- ra del significante e del suo nontutto
    7. La responsabilità è del soggetto Siccome sempre si produce una sod- disfazione o bene- ficio personale, dobbiamo tutti assumerci la re- sponsabilità dei nostri atti e pensie- ri, anche se ci fan- no soffrire L’inconscio strutturato come un linguaggio e po- sto come discorso dell’Altro/% impedisce di considerare in psicoanalisi la responsabilità soggetti- va. Al soggetto non si par- la, Esso parla di lui
    8. Si nasce alienati Si nasce dipendenti Il soggetto sorge alienato e
    all’Altro e per essere dall’Altro (i genito- mortificato dall’ordine
    maturi si deve raggiun- ri) e per essere significante che lo nullifica
    gere la separazione maturi dobbiamo e il desiderio dell’Altro lo
    diventare indipen- riscatta dal fattore letale
    denti. del significante prenden-
    dolo come oggetto (a)
    9. Le pulsioni e il go- Non si può espri- Le pulsioni ($&D) e il JA e il JΦ sono prodotti e crea- zioni dell’ordine significan- te. Inoltre questo è ciò che in certe epoche e culture crea la sensazione che “manchi la parola”
    dimento sono ineffabi- mere a parole ciò
    li che viene dal cor-
    po né ciò che si è
    iscritto prima
    dell’apprendimento
    della lingua
    10. L’esperienza dell’analisi e la pratica clinica insegnano Si apprende dall’esperienza. La psicoanalisi è sorta da ciò che la clinica insegnò a Freud L’epistemologia adeguata alla psicoanalisi stabilisce che il sapere sorge dal metodo ipotetico dedutti- vo, non dall’induttivo.Prima l’idea (ipotesi, do- manda…) poi l’esperienza o l’esperimento che la conferma
    11. La psicoanalisi è La scienza forclude La psicoanalisi opera con il
    associata alle arti ed è il soggetto, “soggetto della scienza” in
    extraterritoriale alle l’ineffabile si quanto la scienza forclude
    scienze esprime artistica- la verità. La psicoanalisi
    mente esiste in interterritorialità
    con le scienze affini

     

    Se si accettasse di sostituire ai pregiudizi tradizionali i nuo- vi concetti di Lacan, allora la topologia risulterebbe ineludibile in psicoanalisi. Perché? Presenterò solo due argomentazioni delle numerose che avallano la necessità della topologia delle superfici nel campo della psicoanalisi e che Lacan, secondo quanto egli stesso afferma, non riuscì a trasmettere7.

    La prima argomentazione. La topologia è una geometria, uno dei modi con cui le scienze formali hanno pensato e con- cepito lo spazio. Esistono, anche se non sono popolari, diver- si modi di pensare e concepire lo spazio, il che smentisce la supposizione kantiana che il tempo e lo spazio fossero forme a priori della sensibilità; d’altra parte, non sono nemmeno pro- dotti dell’esperienza. Tempo e spazio, come materia, energia, ecc., sono concetti che hanno origine da modelli teorici, nello specifico occidentali, scientifici. Il problema risiede nel fatto che, laddove se ne disconosce l’origine, si sostiene un modello scientifico aristotelico-medioevale con importazioni newto- niane (come nel caso della filosofia di Kant e della psicoanalisi di Freud), credendo che si tratti di tempo, spazio, materia ed energia “reali”, che si conoscono per esperienza personale. Inoltre, come si può capire da ciò che ho appena detto, il “senso comune” occidentale, rispetto a questi temi, si è con- solidato lungo ventitré secoli.

    La scienza moderna ha stabilito non solo che sono ugual- mente valide diverse geometrie, come quella euclidea, quella proiettiva o quella topologica – nessuna delle quali ricavata dalla misura della Terra, né dalle esperienze personali – ma anche che tutte hanno un punto di convergenza, nel campo della fisica moderna, nel continuo spazio-temporale al quale si articola l’equazione tra energia e materia. A tutto ciò non è in alcun modo possibile arrivare attraverso un’esperienza perso- nale, poiché è anti-intuitivo.

    Dunque, la domanda “Topologia in psicoanalisi?” rimanda al problema della concezione dello spazio in generale e della spazialità degli enti con cui si opera nella clinica psicoanalitica, ad esempio: soggetto, altro, Altro, oggetto (a), fallo, corpo, ecc., e le relazioni tra di essi.

    Nella tradizione psicoanalitica, come nel caso di Freud e degli altri psicoanalisti a eccezione di Lacan, si assiste all’ap- plicazione della concezione spaziale euclidea, non giustificabi- le se non con il pregiudizio del senso comune, che ha impedi- to di porre la seguente domanda: “Qual è la geometria più adeguata da applicare al soggetto dell’inconscio?”. Se si ricorre alla millenaria geometria euclidea, il soggetto risulta pensato come internamente stratificato, al pari di un uovo (all’interno del guscio l’albume, il tuorlo, il nucleo germinale, ecc.). Que- sto oggetto, che Freud ha descritto come «uovo dell’individuo psichico»8, possiede contenuti propri e, come un essere unicellulare, entrerà in un rapporto di scambio con l’ambiente. Incorporerà nutrienti ed espellerà residui, operazioni che in psicoanalisi si definiscono meccanismi di introiezione e proie- zione9. Nel caso dell’uovo dell’individuo psichico si localizze- ranno al suo interno, oltre alle pulsioni e al godimento, le tracce degli eventi significativi della sua esistenza nella forma di marche indelebili.

    D’altra parte, lo scambio sociale, la vita in società e la cul- tura – che derivano da queste concezioni freudiane, coinci- denti con il senso comune egemonico in occidente – possono essere descritte come lo scontro di due bocce sul tavolo da biliardo10: ognuno cerca il suo proprio beneficio, la propria soddisfazione, e gli altri saranno mezzi per ottenerlo oppure ostacoli da cui deriva il disagio della civiltà.

    Si deve considerare che la topologia utilizzata da Lacan, la topologia delle superfici, si era sviluppata nell’epoca di Freud, come si può dedurre facilmente dalle date di nascita e morte dei suoi principali teorici: Leonhard Euler (1707-1783), Carl Gauss (1777-1855), August Moebius (1790-1868), Johann Li- sting (1808-1882), Camille Jordan (1838-1922), Felix Klein (1849-1925) ed Henri Poincaré (1854-1912). Dunque non si tratta di diversità tra epoche distanti, ma del fatto che in ogni momento storico si oppongono ideologie, pregiudizi e posi- zioni teoriche.

    La topologia pone, nei suoi fondamenti, una sfida al senso comune: opera con superfici, dunque è bidimensionale. Per l’ideologia occidentale moderna esistono “realmente” solo enti tridimensionali sottoposti alla legge cartesiana definita per la res extensa: partes extra partes. Questa legge afferma che nes- sun oggetto materiale può occupare la sezione di spazio che un altro oggetto occupa nello stesso momento – assunto già pienamente rifiutato dalla scienza fin dal secolo XIX. Va ri- cordato che la fisica moderna stabilisce, da molte decadi, che non c’è differenza essenziale tra corpo e onda, e che tra i mo- delli teorici più accreditati in relazione ai componenti fonda- mentali dell’universo, particelle e forze, figura la teoria delle superstringhe, che postula che tali componenti esistano e “siano” superstringhe, enti unidimensionali.

    Se si passa dal modello freudiano del soggetto tridimensio- nale – sorta di sfera con contenuti propri e separati dall’am- biente da una membrana – a un modello bidimensionale così come lo propone Lacan per il soggetto dell’inconscio – risul- tato delle articolazioni di catene significanti costituite dalla “bidimensionalità” della metafora e della metonimia –, si può evitare quell’individualismo che ha fin qui caratterizzato la psicoanalisi. La struttura bidimensionale del soggetto rende possibile pensarlo con la logica di una «immistione di alterità per qualsiasi soggetto» – che è il titolo della conferenza pro- nunciata da Lacan a Baltimora negli Stati Uniti il 21 ottobre del 196611. All’interno di questa logica, immistione designa la miscela nel soggetto di elementi dell’altro, dell’Altro e dell’, in una “fusione” all’interno della quale è impossibile distin- guere i componenti o la loro origine. Questa proprietà delle superfici, enti bidimensionali, la si può rappresentare in forma grafica mediante la seguente figura, dove entrambi i triangoli, simultaneamente, si compenetrano12.

     

    Screenshot_20190929-165009_2

  • Ecco la proprietà chiave per intendere la concezione di psicoanalisi proposta da Lacan: l’immistione di alterità. Se una superficie rappresenta il soggetto e l’altra rappresenta tanto l’Altro quanto , allora risulta chiaro che non ci sono conte- nuti propri, poiché non c’è né interno né esterno, e questo consente di concepire il soggetto senza ricorrere a questioni individuali. In questo modo è possibile pensare, da una parte, l’inconscio “strutturato come un linguaggio”, che non può essere né fuori né dentro nessuno e, dall’altra, l’inconscio co- me “il discorso dell’Altro/”, anch’esso non concepibile né all’interno né all’esterno di alcunché.La seconda argomentazione. Consideriamo ora una delle strutture che le superfici possono assumere secondo la topo- logia – il toro, che può essere rappresentato immerso nello spazio tridimensionale nel seguente modo:
  • Screenshot_20190929-165037_2
  • Questo è un altro modo per concepire l’immistione di alterità. L’immistione è strettamente collegata alla critica della se- conda topica di Freud e la si può ritrovare in tutto l’insegna- mento di Lacan, in forma più esplicita nel seminario di Cara- cas13.
  • Nonostante Freud abbia creato la psicoanalisi e il ruolo so- ciale dello psicoanalista, non ha mai superato nelle sue conce- zioni i limiti dell’individualismo, del biologismo, del materiali- smo ingenuo, come si può dedurre con chiarezza dal suo schema della divisione della personalità psichica se lo si con- fronta con un uovo.Screenshot_20190929-165037_3

Nel modello dell’uovo (si deve tener presente che Freud realizza un taglio sagittale dell’uovo tridimensionale mediante una rappresentazione bidimensionale), si osserva chiaramente che nel nucleo – il tuorlo dell’uovo – si localizza l’Io. Lacan rifiuta completamente tale concezione e, partendo dal suo as- sioma “io è altro/Altro/”, perfora l’uovo e lo converte in un toro che può essere pensato con una logica diversa da quella freudiana:Screenshot_20190929-165046_2

Come si può osservare in questa rappresentazione, il nu- cleo vuoto del soggetto è attraversato dall’Altro/ e vicever- sa. In questo modo è possibile articolare due proprietà fon- damentali della nuova psicoanalisi proposta da Lacan: il sog- getto particolare (il toro è una superficie chiusa con un buco centrale), né singolare né individuale, in costante immistione di alterità. Inoltre, questa concezione degli anelli inanellati è la base topologica che darà a Lacan la possibilità di costruire l’annodamento borromeo nella forma di un legame brunnia- no.

Esistono molti altri argomenti a favore della necessità dell’uso della topologia nella teoria psicoanalitica, ad esempio:

a) la soluzione al problema freudiano della doppia iscrizione grazie al nastro di Moebius; b) il cross-cup come struttura per concepire la realtà dalla prospettiva del fantasma al posto dell’ottica della fantasia; c) la superficie (bottiglia) di Klein per definire il transfert specifico della pratica psicoanalitica. Ho solo evidenziato i motivi più significativi e, al contempo, me- no noti.

Come conclusione propongo che il titolo del mio saggio, “Topologia in psicoanalisi?”, non sia più una domanda ma un’affermazione: “Topologia in psicoanalisi!”.

 

1 JACQUES LACAN, Il seminario. Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi (1954-1955), Einaudi, Torino 2006, p. 132; ID., La psicoana- lisi. Da Roma ’53 a Roma ’67. Ragione di uno scacco, in Altri Scritti, a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino 2013, p. 342.

2 NdT. L’autore propone di sostituire “palabra” con “habla”, sostituzione che in italiano pensiamo possa essere resa con “parlato”.1 JACQUES LACAN, Il seminario. Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi (1954-1955), Einaudi, Torino 2006, p. 132; ID., La psicoana- lisi. Da Roma ’53 a Roma ’67. Ragione di uno scacco, in Altri Scritti, a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino 2013, p. 342.

3 ALFREDO EIDELSZTEIN, La topologia en la clinica                    psicoanalitica, Letra Viva, Buenos Aires 2006.

4 Cfr., per esempio, ROBERT LOUIS STEVENSON, Lo                     strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, pubblicato per la                   prima volta nel 1886.

5 Cfr. gli scritti lacaniani La significazione del fallo, Kant con Sade e Posizione dell’inconscio, in J. LACAN, Scritti, a cura di G.B. Contri, Einaudi, Torino 2002, vol. II; nonché Piccolo discorso all’ORTF e Discorso di Roma, in ID., Altri Scritti, cit.

6 KURT LEWIN, Principles of topological psychology, McGraw-Hill, New York 1936.

7 A. EIDELSZTEIN, El fracaso de Lacan (1a parte), in «El Rey esta desnudo», anno 1, n. 2, Letra Viva, Buenos Aires 2009, e El fracaso de Lacan (2a parte), in «El Rey esta desnudo», anno 2, n. 3, Letra Viva, Buenos Aires 2010.

8 SIGMUND FREUD, L’Io e l’Es, in ID., Opere, a cura di C.L. Musatti, 12  voll., Bollati Boringhieri, Torino 1989, vol. IX.

9 Criticato da Lacan in Le séminaire. Livre XVI. D’un Autre à l’autre, Le Seuil, Paris 2006, lezione 18 del 30 aprile 1969.

10 Lo ha fatto NORBERT ELIAS nel suo La società degli individui, Il Mulino, Bologna 1990.

11 J. LACAN, Della struttura come immistione di un’alterità preliminare a un soggetto qualunque, in «La Psicoanalisi», n. 60, Astrolabio, Roma 2017.

12 MARIO TOMEI, Topologia elemental, edicion de autor, Buenos Aires 1993, in particolare p. 47 e seg.

13 JACQUES-ALAIN MILLER, Escision, Excomunion, Disolucion, Manantial, Bue- nos Aires 1998.

El siguiente link dirige al libro: http://www.galaadedizioni.com/perche-la-topologia/